La Politica Agricola Comune (PAC)

La Politica Agricola Comune rappresenta il corpo dei provvedimenti normativi adottati dall’UE per il settore agricolo. I suoi obiettivi si sostanziano nel perseguimento dell’autosufficienza alimentare dell’Unione, nella garanzia dello sviluppo rurale, nella protezione ambientale e nella tutela economica dell’attività degli agricoltori, per una spesa pari a un quarto del bilancio europeo.

Nel 1958, anno in cui la PAC prendeva avvio grazie a un’espressa previsione del Trattato di Roma (istitutivo della CEE), i Paesi europei cercavano di rispondere alla pressante esigenza di regolamentare in ottica protezionistica la rinascita dell’agricoltura comunitaria nel secondo dopoguerra, allo scopo di potenziarne la produttività, grazie a politiche di sostegno finanziario, e di controllarne le oscillazioni dei prezzi.

Da allora, complici la cessazione delle preoccupazioni di approvvigionamento alimentare e il danno ecologico causato dai mezzi di coltura intensiva, si sono susseguite diverse riforme, orientate all’integrazione del progetto originario.

Gli interventi degli anni ’70, ad esempio, si sono concentrati su interventi di sostegno alle aree rurali sottosviluppate, mentre quelli della “Riforma Mac Sharry” (anni ’90) si concentravano sulla protezione del reddito dei lavoratori del settore disaccoppiandola dalla produzione.

La cosiddetta “Agenda 2000″ punta alla diversificazione dell’impiego dei Fondi Strutturali in favore dell’incremento occupazionale e della riconversione delle aree in declino industriale.

Segue la “Riforma Fischler” (2003), che porta all’approvazione dei regolamenti CE 1782/2003 e 1783/2003.

Lo spirito della riforma è duplice: essa abbina all’obiettivo di fissare un bilancio delle riforme precedenti quello di introdurvi alcune novità: la semplificazione delle procedure di finanziamento, la creazione di metodi di coltura ecologicamente sostenibili e l’armonizzazione delle politiche europee con le prescrizioni dell’Agreement on Agriculture (allegato 1A agli accordi Gatt sul libero scambio internazionale).

Arriviamo infine alla nuova PAC del 2007/2013 – discussa già dall’avvocato Giampiero Martini, vice presidente del Consorzio Agrario di Ferrara – e il rinnovamento è avvertibile già sotto l’aspetto redazionale: la programmazione economica UE non contempla più la Politica Agricola Comune come prima voce di spesa, ed elimina inoltra la titolazione “Agricoltura”.

Al suo posto vi è un più generico “Conservazione e gestione delle risorse naturali – Pesca e Ambiente”.
La modifica più rilevante, anche secondo Giampiero Martini, è la creazione di due Fondi, complementari ma distinti, in grado di agire sia autonomamente che su impulso della Commissione Europea.
Il primo è Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR, introdotto con Regolamento CE 1698/2005), che funge da fondo unico per le politiche agricole comunitarie, in previsione di una spesa complessiva ridotta dal 40% al 35% del bilancio.

Lo sviluppo, qui, è sempre inteso in senso sostenibile: il paragrafo 31 del Regolamento dice infatti che “Il sostegno a particolari metodi di gestione del territorio dovrebbe contribuire allo sviluppo sostenibile, incoraggiando in particolare gli imprenditori agricoli e i detentori di aree forestali ad impiegare metodi di utilizzazione del suolo compatibili con le esigenze di salvaguardia dell’ambiente naturale e del paesaggio e di protezione delle risorse naturali.

Esso dovrebbe inoltre concorrere all’attuazione del sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente e delle conclusioni della presidenza sulla strategia per lo sviluppo sostenibile”.

Il secondo è il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAGA, introdotto con Regolamento CE 1290/2005 ), pensato per il finanziamento delle misure di mercato. Esso incide sulla promozione dei prodotti agricoli, sul controllo dei mercati, sul monitoraggio fitosanitario e sul pagamento diretto agli agricoltori.

Centrale è il ruolo della “condizionalità”, ovvero la concezione degli aiuti agli agricoltori come corrispettivo di una gestione delle aziende agricole eco-compatibile e attenta alla sicurezza bio-sanitaria. Una serie di provvedimenti sancisce i requisiti che presiedono alla realizzazione di questi obiettivi, ovvero i Criteri di Gestione Obbligatori (CGO) e le Buone Condizioni Agronomiche e Ambientali (BCAA).

Essi vanno rispettati da chiunque benefici del sostegno della PAC, e su tutti i terreni della propria azienda (quindi anche sui quelli per i quali non si percepiscono aiuti).

La sorveglianza sull’adempimento a tali impegni è affidata in Italia all’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura).