Dopo Bitcoin, le crypto si sono moltiplicate in maniera vertiginosa, tanto che sono nate anche delle monete virtuali basate sul biologico, come BioCoin, Bananacoin e BeefCoin.
Criptovalute bio dopo Bitcoin
Dopo la rivoluzione Bitcoin, la criptovaluta creata da Satoshi Nakamoto, le monete virtuale si sono moltiplicate in maniera esponenziale. Altra più famosa e che sta riscuotendo un certo successo è Ethereum, citata anche nella guida al trading di OsservatorioFinanza.it. Non tutte hanno le caratteristiche della prima valuta digitale, ad esempio quella di essere estratta, perché tante sono emesse in un quantitativo ben definito e limitato all’origine. Per esempio, quella che segue questa linea si chiama Ripple.
Tutti i fac simili di BTC hanno qualcosa in comune, ovvero l’uso della blockchain e basare il proprio valore sul niente, o meglio, dal costo di estrazione o dalla quantità limitata. Altro punto in comune è che, previo un determinato progetto dietro, si stanno sviluppando di nuove. Il Venezuela, paese ricco di petrolio, ha creato una valuta digitale chiamata Petro, e paradossalmente potrebbe essere molto più concreta della carta moneta dello Stato. Quindi, non c’è da stupirsi se anche il mondo del biologico ispira la creazione di più e-currency.
Come funziona Biocoin
Una proposta di criptovaluta arriva dalla Grande Madre Russia, chiamata Biocoin. E’ stata basata da un’idea del network di aziende agricole biologiche Lavkalavka, più nello specifico, del suo fondatore Boris Akimov. E’ una delle monete digitale che è stata emessa in quantità limitata il cui progetto, in teoria, dovrebbe ssere la produzione agricola.
Biocoin non sono certo accettati da questi produttori, bensì da uan rete di aziende internazionali e finora ci sono 100 partner. I detentori di questa moneta digitale hanno un aumento di capitale del 5% ogni anno e sono tranquillamente scambiabili tramite yobit o livecoin. Di contro, la volatilità delle sue quotazioni non la rende uno strumento per pianificare gli scambi e la totale assenza di regolamentazione ne fa uno strumento speculativo.
Bananacoin e Beefcoin
Altra crypto dal nome molto simpatico, ovvero Bananacoin. Si tratta di una valuta digitale che si basa sul costo delle banane. La nuova criptovaluta è stata ideata da due imprenditori russi, Oleg Dobrovolsky e Alexander Bychkov, e un agronomo thailandese, Prasan Sangsatiatham. A differenza di altre crittomonete, esse prendono spunto da Ethereum e ogni pezzo digitale rappresenta il contratto di acquisto di un chilo di banane. I frutti sono quelli che saranno coltivarli in futuro nelle piantagioni dei tre imprenditori agricoli che si trovano nel territorio del Laos. Insomma, in questo caso, una crittovaluta che incontra il crowdfunding.
E la novità è che gli analisti considerano questa valuta appena nata come un buon investimento, non solo perché il prezzo delle banane è passato dal 4 al 10% l’anno, bensì anche perché i tre coltivatori producono la Lady Finger, varietà molto pregiata, ancor più perché l’azienda agricola segue il filone biologico, ovvero non utilizza prodotti chimici e pesticidi. E come non menzionare Beefcoin, lanciata dal produttore agricolo Melbard LCC e ispirata alla sua produzione di bovini, in collaborazione con la catena Meat Desire di Mosca La ICO permetterà alla catena di aprire sei nuovi ristoranti a Mosca e di espandere la produzione di bovini biologici nella regione Russa di Penza, dal produttore al consumatore. Il progetto dietro a questa crypto comprende anche una birreria, un caseificio e un negozio di cibi e prodotti biologici con marchio Meat Desire.