Un settore che mette al centro il reinserimento delle categorie a rischio esclusione, attraverso il lavoro a contatto con la natura.

Per chi ci lavora nel sociale, fare i conti con il reinserimento di individui a rischio emarginazione quali detenuti, disabili ed ex tossicodipendenti è una sfida quotidiana, resa spesso ancor più difficoltosa dalla carenza di strutture adeguate.

L’agricoltura sociale si propone come mezzo per rimettere la persona al centro della società attraverso il lavoro agricolo e i servizi per la comunità ad esso correlati, quali ippoterapia, cura degli orti e vendita dei prodotti. Proprio attraverso il lavoro nei campi e a contatto con gli animali, le persone riscoprono il valore di vivere in una comunità, che torna ad essere fonte di integrazione. Difatti, nell’azienda agricola o fattoria sociale oltre alle attività di cura del verde, vengono svolti veri e propri percorsi lavorativi con l’obiettivo di far riacquisire l’indipendenza economica ai soggetti svantaggiati.

Il lavoro agricolo al servizio della comunità

L’agricoltura sociale si occupa di tre macro settori, che comprendono attività di recupero e servizi alla comunità:

  • Settore socio-sanitario: l’attività agricola, si svolge all’aperto, offre l’opportunità di lavorare a contatto con l’ambiente e di seguire i ritmi biologici curando e supportando la crescita dei prodotti della terra. Tale attività, inoltre è uno strumento in grado di introdurre valori positivi negli stili di vita delle persone.
  • Settore Terapeutico: offre servizi terapeutici e riabilitativi per determinate patologie sia fisiche che mentali. In particolare la pet therapy, sta avendo un riscontro positivo per la cura dei disturbi del comportamento nei bambini e negli adulti.
  • Settore socio-educativo: offre servizi ricreativi ed educativi per bambini, adulti e anziani. Gli orti scolastici rappresentano uno strumento di educazione all’ecologia, in grado di riconnettere i bambini al ciclo della vita e insegnare loro le prime nozioni di scienze.

Gli studenti più grandi, in un contesto che favorisce il loro benessere fisico e psicologico, attraverso le attività di semina e raccolta apprendono i principi dell’educazione ambientale e alimentare, imparano a prendersi cura del proprio territorio rispettandone le particolarità.
Far vedere come si coltiva un orto, vuol dire in pratica, mettere accanto all’insegnamento delle materie tradizionali le conoscenze del sapere contadino e ottenere un salutare accrescimento culturale.

Spazio a giovani, innovazioni e aziende solidali

La crisi economica ha fatto sì che molti dei modelli economici e occupazionali tradizionali risultassero inefficienti per i nuovi bisogni della società. In questa situazione così complessa, l’agricoltura sociale si presenta come un settore dinamico, dove l’innovazione e la creatività nella gestione del lavoro sono fondamentali. Il dinamismo è testimoniato soprattutto dalla massiccia presenza di giovani, spesso con ottimi livelli di istruzione e provenienti da ruoli lontani da quello agricolo.

Come abbiamo visto, per portare avanti un’azienda agricola sociale servono molte figure professionali diversificate a seconda delle attività che si vogliono intraprendere: dalla vendita diretta attraverso la filiera corta, alle attività terapeutiche fino ad azioni più complesse come il recupero di territori e la tutela dell’ambiente. Lavorando in sinergia, si può davvero cambiare il concetto di lavoro agricolo: non più solo vendita di prodotti che rispettano gli standard di qualità ma valorizzazione di tutti coloro che hanno contribuito a produrli.